Convento di S. Igne

Il convento è situato in posizione panoramica sul versante destro del fiume Marecchia, a breve distanza dalla rupe su cui sorge San Leo, tra macchie boscate, pascoli e campi coltivati. Un’antica tradizione, risalente almeno al sec. XVI, vuole che San Francesco, in compagnia di frate
Leone, giungesse, la sera antecedente il noto episodio della donazione del monte della Verna da parte del conte Orlando Catani, nel maggio 1213, alla porta d’ingresso della città di San Leo,
trovandola chiusa e non riuscendo quindi ad entrarvi. A questo punto un fuoco (ignis) l’avrebbe prodigiosamente guidato, attraverso l’oscurità della notte ed il tempo inclemente, fino ad un gruppo di capanne, dove sarebbe stato ospitato da alcuni pastori. A ricordo di questo avvenimento in quel luogo, denominato da allora in poi Sant’Igne, fu fondato l’omonimo convento.
La località, presso la quale sorgeva, ai tempi di San Francesco, una cappella dedicata a Sant’Antimo, è indicata nei documenti più antichi come Santegna, da cui, secondo l’opinione oggi più accreditata, deriverebbe l’attuale toponimo. Un’antica tradizione lo fa invece provenire dal fuoco (ignis) miracoloso, che sarebbe apparso a San Francesco nell’episodio citato sopra. A ricordo di questo avvenimento qui avrebbe fondato il convento, la cui antichità è comunque confermata dalla scritta incisa su una pietra, in origine inserita in una muratura e poi trasferita nell’Archivio Comunale, che, tradotta, recita: “Nell’anno del Signore 1244, al tempo di Papa Innocenzo [IV] e di
Ugolino vescovo feretrano”. Una comunità di Frati Minori Conventuali vi rimase fino al 1810, quando, con le soppressioni napoleoniche, fu trasformato in abitazione, in parte di contadini, in parte del cappellano che officiava la chiesa.
Il complesso conserva le linee romanico - gotiche, nelle quali è ancora percepibile la semplicità francescana delle origini. La chiesa, dedicata alla Vergine della Concezione, è a croce latina ad una sola navata con abside semicircolare; nei bracci del transetto si aprono, lateralmente all’abside, due cappelle (una per lato) a pianta rettangolare. Questa tipologia non trova riscontri nelle chiese della zona, collegandosi invece direttamente con le primitive chiese francescane dell’Umbria. Nella parete sinistra si conserva un affresco datato 1535 raffigurante la Madonna col Bambino fra i Santi Giuseppe e Antonio da Padova, rinvenuto nel 1909.
A fianco della chiesa sorge il chiostro, a pianta quadrata, con 20 colonnine ottagonali con capitelli a “foglia d’acqua” che sorreggono una copertura. Sul lato nord vi si affaccia la sala capitolare; questo braccio fu successivamente allungato con la cucina ed il refettorio, che forse erano in origine nel lato est, ora chiuso da un semplice muro. L’ala a sud era adibita a foresteria.
Il complesso conserva ancora il tronco dell’olmo sotto il quale la tradizione vuole che San Francesco abbia predicato a San Leo nel giorno della donazione del monte della Verna. 

Dalla guida “Il Cammino di San Francesco da Rimini a La Verna”, a cura di Franco Boarelli -
L’Escursionista editore 2021